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Il termine “calorimetria” indica la misura del calore come effetto di reazioni biochimiche che avvengono all’interno dell’organismo. Si basa sul principio che l’energia assunta con gli alimenti come energia chimica viene trasformata nel nostro corpo in energia termica e cinetica.
Attraverso un apposito strumento chiamato appunto calorimetro, viene utilizzata per misurare il dispendio energetico a riposo – cosiddetto REE (Resting Energy Expenditure) – ovvero il fabbisogno calorico per lo svolgimento delle funzioni vitali. Questa valutazione offre la possibilità di stabilire e pianificare i fabbisogni nutrizionali.
La calorimetria indiretta è la variante utile a misurare il metabolismo basale, cioè l’energia spesa da tutto il corpo a riposo per le attività cellulari e metaboliche. È essenziale nell’analisi dei fattori metabolici che condizionano il successo della terapia dimagrante. Il termine ‘indiretta’ indica che il calore non viene misurato direttamente, ma indirettamente appunto, attraverso la concentrazione nei gas respirati dell’ossigeno consumato e dell’anidride carbonica emessa.
È bene chiarire che qualunque tipo di variazione all’importo calorico assunto rispetto al proprio consumo medio può portare ad un aumento di peso.
Un esempio pratico? Un solo yogurt in più ogni giorno, per un anno, può causare un aumento di peso di circa 3 kg. Maggiore è lo squilibrio sull’apporto calorico quotidiano medio, maggiori saranno i risultati “negativi” sul peso.
Bisogna partire da un fattore imprescindibile: la riduzione calorica non deve essere in nessun caso eccessiva rispetto al proprio fabbisogno giornaliero. I valori condivisi dalla comunità scientifica si attestano tra i 450 d i 900 grammi di peso perso a settimana, in modo da riscontrare risultati sul lungo termine ma in maniera sana ed equilibrata. Per rispettare tali condizioni, il piano alimentare “prescritto” deve garantire un apporto calorico sovrapponibile al valore del Metabolismo Basale.
L’errore comune, troppo spesso presente nei programmi di dimagrimento non equilibrati, risiede nella stima del Metabolismo Basale. Ne risulta che i programmi di nutrizione non garantiscono l’apporto calorico necessario per il fabbisogno quotidiano del paziente che, inevitabilmente, accusa da subito dei problemi ed un dimagrimento non corretto che comporta sì una riduzione di peso, affiancata però da perdita di massa magra e acqua. Non bisogna dimenticare infatti che dimagrire bene vuol dire ridurre, soltanto o in maniera nettamente superiore al resto, il grasso superfluo presente nel corpo.